Come lavare le divise sanitarie
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14/04/2023
Lavanolo, 
Sterilizzazione tessili
Diversi studi dimostrano come il lavaggio domestico delle uniformi ospedaliere costituisca un potenziale pericolo nella trasmissione di virus e infezioni. Affidarsi a un servizio di lavanderia industriale per la sanifica
lavaggio divise ospedaliere, perché affidarsi alle lavanderie industriali

Divise ospedaliere come veicolo di trasmissione di agenti patogeni

Nel febbraio del 2021, ancora in piena pandemia da Covid-19, uno studio della De Montfort University di Leicester, dimostrò che il ceppo del coronavirus può resistere fino a 72 ore attaccato ai tessuti.

Il virus fu testato su diversi tessuti, tra cui i tre più comunemente usati nell’assistenza sanitaria (poliestere, cotone e policotone), mostrando così come anche le divise sanitarie rappresentassero un rischio a livello di trasmissione del virus.

La dottoressa Katie Laird, la microbiologa che condusse la ricerca, affermò che portare a casa la propria divisa ospedaliera avrebbe contribuito a diffondere il virus su altre superfici, suggerendo che il lavaggio delle uniformi sanitarie fosse fatto in loco, affidandosi a un servizio di lavanderia industriale.[1]

Un anno dopo, nel febbraio 2022, insieme alla dottoressa Lucy Owen, del gruppo di ricerca sulle malattie infettive presso la De Montfort University di Leicester, Laird intervistò più di 1.200 infermieri, operatori sanitari e studenti di infermieristica in tutta l’Inghilterra, per conoscere le loro abitudini di lavaggio delle loro uniformi durante la pandemia da covid-19.

I risultati mostrarono che più di un quinto degli intervistati non rispettava le linee guida fissate dal National Health Service (NHS), il sistema sanitario nazionale del Regno Unito.[2]

Secondo Laird “Per ridurre al minimo il rischio di trasmissione, è fondamentale rimuovere le uniformi prima che gli operatori sanitari tornino a casa” oppure, in alternativa, le divise andrebbero lavate a casa a una temperatura superiore ai 71° gradi per una durata superiore ai 3 minuti.

Tuttavia, i dati confermano quanto sia difficile in ambito domestico applicare cicli di lavaggio della temperatura e della durata corretta, considerando anche il fatto che la maggior parte delle comuni lavatrici non sono in grado di raggiungere gli standard minimi di disinfezione stabiliti dalla legge.

Sanificazione divise sanitarie: cosa dice la legge in Italia?

Secondo la normativa vigente nel nostro Paese, le divise indossate dagli operatori sanitari rientrano nella categoria dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e pertanto sono regolati dal Decreto Legislativo del 9 aprile 2008, n° 81, il cosiddetto Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro che, art. 74 li definisce come “qualsiasi attrezzatura destinata a essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”.[3]

Precedenti all’emanazione del D.Lgs. 81/2008, sono le “Linee guida rivolte alle aziende al fine della corretta somministrazione e manutenzione dei dispositivi di protezione individuale”, un documento realizzato dal Ministero della Salute, dal Ministero del Lavoro e della previdenza sociale, in collaborazione con INAIL e le principali sigle sindacali.

Il documento indica il Datore di Lavoro come unico responsabile della pulizia dei DPI, che deve essere effettuata seguendo le istruzioni del fabbricante e, qualora venga delegata a un soggetto terzo (come ad esempio una lavanderia industriale), deve essere accertata e verificata.

Si specifica inoltre che gli indumenti da lavoro (e dunque anche le divise ospedaliere) “non sono trattabili né in ambito domestico né nelle normali lavanderie, a causa dei cicli di lavaggio a temperature non corrette o per tempi applicati non sufficienti.”

Le linee guida forniscono anche la corretta procedura per il ripristino igienico degli indumenti da lavoro DPI, identificando due distinte operazioni sequenziali, il lavaggio e il finissaggio, al termine delle quali è necessario accertarsi “che gli indumenti DPI abbiano conservato le caratteristiche tecniche che conferiscono loro i requisiti di DPI previsti dalle normative specifiche”.

In particolare, viene anche sottolineato che “l’intensità d’uso e l’esposizione ad agenti chimici e biologici sono fattori determinanti nella valutazione della periodicità con cui effettuare le operazioni di ripristino dei DPI o, se necessario, di sostituzione, proprio al fine di massimizzarne l’efficacia protettiva”.

Il lavaggio domestico delle divise è dunque espressamente vietato dalla normativa vigente, in quanto può ridurne o vanificarne la capacità protettiva, esponendo a potenziali rischi di contaminazione anche le famiglie dei lavoratori e, su più ampia scala, costituire un pericolo per l’intera collettività.[4]

lavaggio industriale e sanificazione delle divise sanitarie

Lavanderie industriali: un servizio essenziale e sicuro per la sanificazione del tessile

Rivolgersi a un servizio di lavanderia industriale per la sanificazione delle divise sanitarie, consente di avere prima di tutto la certezza che i capi dopo il lavaggio siano microbiologicamente decontaminati.
Le lavanderie industriali che operano per settori in cui gli operatori entrano in contatto con agenti microbiologici, come il settore sanitario, turistico e chimico, sono infatti certificate secondo la norma UNI EN 14065:2016 “Tessili trattati in lavanderia – Sistema di controllo della Biocontaminazione”.

Si tratta di una norma che detta i requisiti di base per garantire che i prodotti tessili rispettino un livello di qualità microbiologica idoneo al loro utilizzo previsto e si basa sul RABC (Risk Analysis and Biocontamination Control), il sistema di analisi dei rischi e controllo della biocontaminazione: ciò permette alle lavanderie industriali di implementare un sistema avanzato di gestione e controllo della biocontaminazione dei tessuti e applicarlo in ogni fase del processo di lavaggio, dall’ingresso dei capi sporchi nello stabilimento, fino alla loro consegna, una volta puliti, presso l’utilizzatore finale.

Le buone pratiche di lavorazione implementate dalla UNI EN 14065:2016 consentono dunque alle lavanderie industriali di garantire un livello costante di qualità microbiologica dei tessili, riducendo al minimo la sopravvivenza dei microrganismi e fornendo alle strutture ospedaliere capi accuratamente puliti e sanificati.

Servizi Italia: noleggio, lavaggio e sterilizzazione di tessili e dispositivi medici

Servizi Italia offre un servizio di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di tessili utilizzati in ambito sanitario che comprende biancheria piana (lenzuola, federe, coperte, copriletti, ecc), biancheria confezionata (camici e divise per il personale sanitario), materasseria e cuscini.

I tessili, una volta utilizzati, vengono ritirati, ricondizionati, sottoposti a processo di sterilizzazione e riconsegnati alle sale operatorie per un nuovo utilizzo. La ricomposizione dei set tessili avviene sulla base delle indicazioni concordate con il comparto operatorio, in virtù delle specifiche esigenze degli interventi chirurgici, tramite soluzioni personalizzate e mediante l’assistenza di personale tecnico specializzato Servizi Italia.

Andrea Sabatini, Business Development Manager di Servizi Italia, parla di quanto sia importante offrire soluzioni moderne e all’avanguardia, in un settore delicato come quello sanitario.

“Sia la biancheria piana che quella confezionata sono dotate di un tag RFID che ne permette il tracciamento lungo tutto il processo di ripristino (dal ritiro alla riconsegna). La tracciabilità è un servizio importante per gli enti, perché permette il costante monitoraggio della biancheria, ottimizzando i propri consumi e – di conseguenza – prevederne la spesa.”

Continua Sabatini: “Per quanto riguarda i servizi di sterilizzazione, la scelta di esternalizzare il servizio permette di avere un servizio certificato e altamente qualitativo; questo, per gli enti, è oggi molto complesso da fare e spesso impossibile. Gli ospedali che oggi ancora stanno facendo internamente il servizio di sterilizzazione non sono in grado di soddisfare gli standard qualitativi e di processo richiesti dalla normativa, principalmente a causa dell’impossibilità di aggiornare la tecnologia con la frequenza richiesta, nonché il personale adibito a questa attività. Scegliere di esternalizzare il servizio, significa affidarsi a aziende che hanno un profondo know-how della materia e la capacità di investire costantemente in nuova tecnologia e nuovi materiali.”[5]