La responsabilità ambientale, così come quella sociale, è una nuova priorità per le aziende del settore sanitario e il fatto che molte si affaccino soltanto ora a questi temi, fa sì che in molti casi l’approccio sia ancora un po’ acerbo.
Dal punto di vista ambientale, il settore sanitario (e in particolare quello ospedaliero), oltre ad essere caratterizzato da problemi di shortage delle risorse, cambiamento climatico e crisi economica, è anche sollecitato da molteplici fattori di cambiamento, culturali e demografici, quali ad esempio l’aumento delle aspettative degli utenti e l’invecchiamento della popolazione, che portano alla necessità di un ripensamento delle modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie e a concentrare l’attenzione verso la sostenibilità. Quando si pensa alle attività di un ospedale, il focus principale viene posto sulla qualità e sull’affidabilità del servizio assistenziale erogato, senza considerarne il forte impatto ambientale, in termini, ad esempio, della quantità di rifiuti che produce, di energia che consuma e risorse che impiega.
Un’indagine condotta da Altis Università Cattolica, Cerismas, BCG e Quantis¹ illustra i futuri trend in fatto di emissioni, produzione rifiuti e consumo di acqua nel settore sanitario italiano e sottolinea come questo sia chiamato a compiere azioni responsabili verso l’ambiente e i propri stakeholder, oltre ovviamente a garantire la salute e il benessere della popolazione.
I valori ESG (Environmental, Social, Governance) sono intrinseci al mondo sanitario, dato il ruolo di responsabilità diretta verso i pazienti, nel garantire sicurezza e qualità del servizio, e indiretta, nello scegliere e supportare pratiche di approvvigionamento ispirate ai principi della tutela dell’ambiente e della salute, dei diritti umani e del lavoro etico.
Inoltre, lo studio evidenzia un crescente livello di consapevolezza e di attenzione delle aziende rispetto alle preoccupazioni sociali e ambientali; il 90% delle aziende ha implementato pratiche di efficientamento energetico e di conservazione delle risorse, ma molte iniziative non sono ancora diffusamente adottate. In cima alla classifica delle buone pratiche messe atto spiccano:
- una migliore gestione dei rifiuti;
- un migliore utilizzo delle risorse;
- l’impiego di materiali riciclati.
Per facilitare il processo di diffusione della cultura della sostenibilità dentro e tra le organizzazioni è indubbiamente necessario promuovere un approccio sistematico e strutturato, che parta dalla definizione di obiettivi chiari, concreti e misurabili, per arrivare alla misurazione e alla rendicontazione degli impatti generati, mettendo a fattor comune le migliori esperienze presenti sul territorio.
In quest’ottica, sarà molto importante condividere le best practice di sostenibilità, che possono aiutare nell’adozione di soluzioni all’avanguardia e portare benefici in merito agli impatti ambientali e sociali.
Fornitori e partner che quotidianamente si confrontano con la sanità italiana devono iniziare a ragionare non solo in termini di operatività, ma anche in chiave prospettica, in termini di innovazione e confronto, per la migliore definizione di quelle che sono le esigenze e le possibili soluzioni. È importante avere obiettivi di sostenibilità condivisi e riconosciuti, anche dal punto di vista formale, dotandosi di strumenti efficaci per l’interlocuzione tra pubblico e privato e rendendo il confronto trasparente, sostanziale e libero da pregiudizi.